Prof. Józef KLOCH: Papa e i media – una nuova apertura

Papa e i media – una nuova apertura

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Ks. prof. Józef KLOCH

Docente all'università cardinale Stefan Wyszyński di Varsavia. Negli anni 2003-2015, portavoce della Conferenza episcopale polacca.

Ryc.: Fabien Clairefond

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A gennaio 1990 Giovanni Paolo II stesso suggerì come utilizzare questi nuovi strumenti nella missione quotidiana della comunità ecclesiale – prof. Józef KLOCH

Fu una notizia sensazionale – il Papa che scrive di computer, e pure nel contesto del loro utilizzo nella Chiesa! Quel testo nasceva a cavallo tra il 1989 e il 1990. Contemporaneamente, Tim Berners-Lee del CERN stava sviluppando un sistema di protocollo informatico noto oggi come World Wide Web. Poco prima di allora, i personal computer – IBM PC, Atari, Commodore, Apple – raggiunsero la gente comune.

A gennaio 1990 Giovanni Paolo II stesso, suggerì come utilizzare questi nuovi strumenti nella missione quotidiana della comunità ecclesiale. Ciò avveniva ai tempi in cui i computer venivano associati piuttosto ai giochi, mentre il papa polacco già li percepiva come un nuovo strumento di dialogo con il mondo contemporaneo. Egli notò che i sistemi di memoria forniscono l’accesso alla conoscenza che costituisce il patrimonio dell’umanità, all’insegnamento della Chiesa, alle parole delle Sacre Scritture, all’eredità dei grandi maestri della spiritualità. Giovanni Paolo II sottolineava che nella nuova “era dell’informatica” la Chiesa potesse informare più rapidamente il mondo del suo credo e spiegare la sua posizione su ogni problema o evento. È possibile anche, grazie ai computer, ascoltare più chiaramente la voce dell’opinione pubblica e condurre un dialogo costante con il mondo che circonda la Chiesa. Il testo papale non rimase nel regno dei pii desideri – le parole furono seguite dai fatti. Giovanni Paolo II fu seguito dai suoi collaboratori.

John Foley e Joaquín Navarro-Valls si dimostrarono molto utili nelle questioni di comunicazione. Il primo fu un ecclesiastico americano, giornalista e caporedattore del “Catholic Standard and Times” (1970-1984). Il secondo fu un laureato in medicina e studi giornalistici proveniente dalla Spagna, corrispondente romano del quotidiano “ABC”. L’anno 1984 portò un cambiamento fondamentale per loro – Foley fu nominato Presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali e Arcivescovo. Navarro-Valls – Portavoce della Santa Sede e Direttore della Sala Stampa della Santa Sede. Dopo sei anni alla guida della Chiesa, il Papa decise di riorganizzare il personale nelle posizioni chiave legate ai media e alla comunicazione sociale. 

È probabile che sia Foley che Navarro-Valls siano stati i principali contributori alle idee contenute nel messaggio del 1990. Gli Stati Uniti furono la culla dei computer e di Internet, che fu poi implementato in tempi relativamente brevi nella Santa Sede. Un sostenitore della rete fu il portavoce del Vaticano, e i suoi sforzi portarono al lancio del sito web. In questo caso va menzionata un’altra persona – la figlia di un informatico americano di origine tedesca, una francescana, suor Judith Zoebelein. Fu lei ad essere invitata nel 1991 presso la Santa Sede per creare e gestire il sito del Vaticano. 

Come si dovrebbe supporre, lo spiritus movens della nomina della francescana a capo dell’Ufficio Internet fu l’arcivescovo Foley. Egli portò anche alla creazione del dominio di rete “.va”. Essere proprietaria del proprio dominio da parte della Santa Sede dà agli utenti di Internet di tutto il mondo la certezza che qualsiasi cosa vi sia in esso – dai documenti agli indirizzi e-mail – è ufficiale, affidabile e attendibile. Dal Natale 1995, il sito web del Vaticano fornisce informazioni sul Papa, sulla storia della Chiesa, sui documenti vaticani. 

La cassetta postale con l’indirizzo JohnPaulII@vatican.va fu letteralmente intasata dagli auguri di Natale per Giovanni Paolo II. I creatori del sito web sono rimasti sorpresi dalla sua popolarità e dalla risposta degli utenti di Internet.

Il Papa polacco fu un grande sostenitore della Rete e vi vedeva un grande potenziale, ma guardava al mondo dei media in misura molto più ampia. Nel 1978 il Vaticano aveva un ufficio stampa, una casa editrice, una rivista e una radio. Durante il pontificato di Giovanni Paolo II, le loro attività si intensificarono; furono avviati altri centri di comunicazione sociale – il Centro Televisivo, diretto da p. Federico Lombardi (fino al 1983 gli eventi con la partecipazione di Papa Giovanni Paolo II furono trasmessi dalla RAI), ed il già citato Ufficio Internet Vaticano. La Radio Vaticana e L’Osservatore Romano acquisirono nuove sezioni linguistiche, la Sala Stampa con il direttore di Navarro-Valls divenne un’istituzione professionale competente ed efficiente al servizio dei giornalisti. Ciò fu possibile, tra l’altro, grazie al consenso di Giovanni Paolo II alla condizione posta dal futuro direttore dell’Ufficio Stampa. Il requisito fu quello di nessun intermediario nei contatti col Papa in qualsiasi momento e qualsiasi giorno. Il Papa polacco non deluse mai le aspettative di Navarro-Valls.

Così, nel 1995 il Papa, insieme ai suoi collaboratori, lanciò i nuovi media vaticani o potenziò quelli esistenti. Tuttavia, non furono tanto gli strumenti della comunicazione sociale di massa ad essere i più importanti, quanto le competenze dei collaboratori – Arcivescovo Foley, Navarro-Valls, p. Lombardi, suor Zoebelein e altri – nonché… Giovanni Paolo II stesso, aperto ai giornalisti. La sua benevolenza nei loro confronti fu sentita fin dal primo viaggio insieme a bordo dell’aereo per il Messico. E’ vero che Paolo VI salutava personalmente i giornalisti durante il volo, ma a nessuno venne in mente di fargli domande e di aspettarsi delle risposte. Ed invece ciò ebbe luogo durante il viaggio in aereo da Roma verso Messico. Analizzando questa peculiare “conferenza stampa”, p. Federico Lombardi sottolineò l’importanza della personalità del Papa, la sua inclinazione ad avere i contatti con i mezzi di comunicazione di massa sempre meno cerimoniali e meno distanti. Questo era uno stile completamente nuovo del Capo della Chiesa, forse per via dell’atteggiamento positivo nei confronti dei rappresentanti dei media non comunisti. Li trattava come alleati, convinto che grazie a loro le sue parole sarebbero state diffuse senza limitazioni e ostilità sperimentati da lui per anni in Polonia.

Il nuovo atteggiamento del Papa si poté vedere fin dai primi momenti dopo la sua elezione – questo “uomo di un paese lontano” non solo benedì le folle radunate in piazza San Pietro, ma parlò anche loro calorosamente in italiano. Dopo la Messa d’inaugurazione del pontificato, il Papa stupì il cerimoniere e le guardie quando, infrangendo tutte le regole, si avvicinò ai fedeli. L’atipico modo di essere di Giovanni Paolo II, ricco di gesti, basato sulla sua insolita personalità, la modulazione della voce – sono elementi volutamente ripresi dai media e ampiamente commentati dai giornalisti, nonché ricordati dai testimoni del suo lungo pontificato. 

Chi non ricorda le mani serrate del Papa sulla croce del Venerdì Santo 2005, la mano che metteva un pezzo di carta tra le pietre del Muro occidentale del Tempio di Gerusalemme, l’incontro con l’assassino Ali Agca nella cella del carcere di Rebibbia e altre immagini della vita di Giovanni Paolo II? Le “icone” – fotografie, riprese cinematografiche – erano e rimarranno una predica del Vangelo attraverso opere. Queste illustrazioni contemporanee del papato divennero captabili grazie all’inaudito consenso del Papa alla presenza di giornalisti in pressoché ogni momento della sua vita. Un semplice click di Giovanni Paolo II e l’invio via e-mail di un documento sul tema della Chiesa in Oceania, costituisce il miglior riassunto del suo atteggiamento positivo verso Internet.

Il Papa, tuttavia, non si limitava ai gesti, ai simboli, alle immagini… Dopo ognuno degli oltre cento viaggi apostolici, invitò a pranzo diversi rappresentanti dei media vaticani. I simpatici incontri includevano anche un gran lavoro di analisi – cosa e come fu compreso e comunicato dai giornalisti, quanto era ampia la cerchia delle persone a cui giunse la voce del Vescovo di Roma sui temi da lui sollevati attraverso i social media. Il Papa si comportava come un sofisticato esperto di comunicazione. Le analisi del pellegrinaggio sono probabilmente la migliore illustrazione dell’atteggiamento del Capo della Chiesa nei confronti dei media – del prendere sul serio i mezzi di pubblicazione – il luogo dove parlava con la propria voce, ma con il loro aiuto, perché per Giovanni Paolo II i mass media erano un elemento indispensabile della realtà e dell’evangelizzazione.

Anche gli incontri a tavola mostravano la sua grande umiltà – i media sono governati dalle loro stesse leggi; non bisogna averne paura, ma nemmeno ignorare le regole generalmente accettate. E’ più opportuno utilizzare i meccanismi di trasmissione delle informazioni per essere compresi al meglio. Da parte del papato fu una filosofia completamente nuova, una nuova apertura verso i giornalisti e i media. Le diede l’inizio un Papa slavo.

Sac. Józef Kloch

Materiale protetto da copyright. Ulteriore distribuzione solo su autorizzazione dell'editore. 16/05/2020