
Cornici vuote - Le ferite non rimarginate dei musei polacchi
.Da metà settembre, cornici vuote sono esposte nei maggiori musei polacchi. Si tratta di una campagna di informazione per ricordare le opere d’arte delle collezioni pubbliche, private ed ecclesiastiche polacche che sono andate perdute (rubate, distrutte) a causa della Seconda guerra mondiale. L’entità di queste perdite è enorme. Si stima che, a causa delle guerre condotte dalla Germania e dall’Unione Sovietica e dei furti compiuti da questi invasori, oltre 516.000 opere d’arte siano scomparse dalle collezioni della Repubblica di Polonia entro l’anno 1945. Già nel 1942, si stimava che la perdita dei soli beni museali fosse pari al 50% dello stock prebellico.
Molte opere d’arte sono, purtroppo, andate irrimediabilmente perdute. Sono state distrutte, sepolte dalle rovine di edifici bombardati, bruciate in incendi, devastate da proiettili non sempre accidentali. Le cornici vuote nei musei polacchi sono un simbolo del patrimonio perduto, ma anche un segno di speranza per il ritorno di quelle opere d’arte, sequestrate ed esportate illegalmente, che si trovano ancora fuori dai confini del nostro Paese.
Non è un caso che abbiamo inaugurato la campagna “Cornici Vuote” nei musei polacchi proprio alla vigilia dell’anniversario dell’attacco dell’Unione Sovietica alla Polonia il 17 settembre 1939. In questo modo, vogliamo ricordare che la Repubblica di Polonia fu vittima di due aggressori: la Germania e la Russia sovietica. Di tutti i Paesi che parteciparono alla Seconda guerra mondiale, sia occupati che combattenti, fu la Polonia a subire le perdite maggiori, sia in termini di vittime (circa 6 milioni di cittadini polacchi persero la vita) sia in termini di cultura e arte.
Finora, le cornici vuote sono apparse in 12 musei: i più grandi musei nazionali e le istituzioni regionali più piccole, i musei distrettuali. Tabelloni e cartelli appositamente predisposti ricordano ai visitatori le opere d’arte e gli oggetti storici saccheggiati a questi musei, durante la Seconda guerra mondiale, dagli invasori – occidentali e orientali. Nel corso della campagna, i visitatori possono anche vedere le cornici originali vuote lasciate dagli oggetti saccheggiati.
Vi sono molte cornici di questo tipo nei magazzini dei musei polacchi. Sono testimoni muti delle opere d’arte rimosse illegalmente dal territorio della Polonia occupata. Fin dall’inizio della guerra, i tedeschi misero in atto un furto pianificato e sistematico delle collezioni pubbliche, private ed ecclesiastiche polacche. Le trasportarono nelle profondità del Reich o in depositi appositamente predisposti nella Bassa Slesia e in Pomerania. I funzionari tedeschi usavano gli oggetti dei musei per decorare i loro uffici e i loro appartamenti. Tuttavia, i tedeschi non furono gli unici a saccheggiare i beni culturali polacchi. Con l’avanzata del fronte orientale, le cosiddette “Brigate dei trofei” dell’Armata Rossa entrarono in Polonia. Il loro compito era quello di localizzare e requisire tutti gli oggetti di valore del patrimonio materiale, ovvero le opere d’arte, le collezioni museali e gli archivi. Queste attività degenerarono rapidamente in rapine e devastazioni.
I primi registri dei beni culturali persi dalle collezioni polacche furono creati già nel settembre 1939. In molti musei, il personale cercò di documentare costantemente, per quanto possibile, quali oggetti erano stati portati via e dove. La campagna di restituzione, iniziata nell’immediato dopoguerra, portò al recupero di alcuni oggetti sequestrati, ma fu interrotta già negli anni ’50. Da allora fino ai primi anni ’90, la restituzione delle opere d’arte non rientrò nella politica ufficiale dello Stato. Solo dopo i cambiamenti del sistema politico, i casi di restituzione furono ripresi. Nel 1992, fu istituito il “Database delle perdite di guerra”, un registro nazionale dei beni culturali persi a causa della Seconda guerra mondiale e provenienti dal territorio polacco. Il database, tuttora gestito dal Dipartimento per la restituzione dei beni culturali del Ministero della Cultura e del Patrimonio Nazionale, conta oltre 66.000 archivi ed è in continua espansione. Attualmente, sono in corso 130 casi di restituzione, da parte del Ministero della Cultura polacco, in 15 Paesi. Grazie alle attività di restituzione del Ministero della Cultura e del Patrimonio Nazionale della Repubblica di Polonia, negli ultimi anni più di 600 oggetti di valore sono tornati alle loro collezioni d’origine.
Le cornici vuote, che ora si possono vedere nei musei polacchi, stanno ancora aspettando il ritorno delle “loro” opere d’arte. Non di rado diventano prove importanti nel processo di restituzione di un oggetto rubato. I segni di proprietà o gli adesivi dell’inventario di una determinata collezione apposti su una cornice, che possono essere abbinati a un dipinto ricercato anche sulla base di fotografie d’archivio, spesso aiutano a confermare l’appartenenza del dipinto a una collezione prebellica.
È il caso della tela di Marcin Zaleski, “Interno del Duomo di Milano”, recuperata nel 2019. La cornice originale del dipinto, realizzata intorno al 1840 e scelta dall’artista stesso, è stata conservata nella collezione del Museo Nazionale di Varsavia. Essa è stata identificata sulla base del vecchio numero di inventario apposto sul retro e di una targa con il nome dell’artista posta anni fa sul davanti – su uno dei lati più corti.
.La perdita di guerra polacca più famosa al mondo è un dipinto della collezione del Museo dei Principi Czartoryski di Cracovia: “Ritratto di giovane uomo” di Raffaello. Anche di esso, è rimasta una cornice vuota, che si può vedere ogni giorno in mostra al museo di Cracovia. Nel film del 2014, “Cacciatori di tesori”, diretto da George Clooney, vi è una scena in cui i tedeschi in fuga liquidano uno dei depositi d’arte dando fuoco agli oggetti ivi custoditi. Il ritratto di un giovane scompare tra le fiamme. Tuttavia, siamo convinti che ciò non sia realmente accaduto. Lo Stato polacco non smetterà mai di cercare quest’opera d’arte unica e altri beni culturali sequestrati durante la Seconda guerra mondiale. Il nostro obiettivo è far sì che le cornici e le teche vuote dei musei polacchi si riempiano di opere d’arte recuperate.
Piotr Gliński