
Dieci milioni in questione
Le proteste in Cecoslovacchia nel 1968 contro il dominio comunista furono un tentativo di riformare l’intero sistema di sovranità. Gli eventi in Polonia nel 1980 furono qualcosa di diverso: costituivano un tentativo di rinegoziare i rapporti tra il governo e la società.

Ciò che il mondo vide nel 1980 iniziò nel 1968. Fu un anno di scioperi studenteschi in Occidente e di proteste in Oriente. Da entrambi i lati della cortina di ferro essi avevano un aspetto diverso, avevano obiettivi differenti, ma come conseguenza portarono a profondi cambiamenti in tutto il continente.
Gli scioperi degli operai in Polonia nel 1980 e la legalizzazione di “Solidarność” furono una continuazione di questo processo. Essi dimostrarono inconfutabilmente che i polacchi smisero di credere che il sistema comunista fosse in grado di autoriformarsi, che il partito al potere avesse la capacità di autocorreggersi. Alla fine constatarono che il socialismo reale non era un metodo per risolvere i problemi, soprattutto quelli economici.
In precedenza, in Polonia vigeva un accordo tacito di compromesso tra il regime e gran parte della popolazione. I cittadini non interferivano nella politica, ma in cambio il partito operaio al potere faceva in modo che il loro tenore di vita aumentasse gradualmente. Ma nel 1980, la società rescisse apertamente questo accordo. E impose una chiara condizione ai governanti: se non siete in grado di occuparvi della qualità della vita nel paese come promesso, dovete cedere nelle questioni politiche. Solo che il partito al potere in Polonia non volle accettarlo per molto tempo. Ma infine dovette cedere e nel 1980 accettò di fondare un sindacato da esso indipendente. Per la prima volta dalla fine della seconda guerra mondiale, nell’Europa centrale fu creata un’organizzazione sociale indipendente dalle autorità comuniste.
Fu inoltre, del resto, un cambiamento di approccio alla forma di esercitare pressioni sulle autorità socialiste. Le proteste in Cecoslovacchia nel 1968 contro il dominio comunista furono un tentativo di riformare l’intero sistema di sovranità. Gli eventi in Polonia nel 1980 furono qualcosa di diverso: costituivano un tentativo di rinegoziare i rapporti tra il governo e la società. Dapprima questo sembrava impensabile, dopo tutto il sistema comunista si basava sul pieno controllo della società. L’ammissione dell’esistenza di un sindacato indipendente dal partito violava uno dei pilastri del sistema di potere dell’epoca. Fu una vera svolta. La legalizzazione dell’esistenza di “Solidarność” diede inizio al processo di decomposizione del sistema di governo ed in questo consisteva l’unicità della situazione.
Ma dobbiamo ricordare un altro elemento che determinò l’unicità di “Solidarność”. Da un lato, violò in modo inaudito l’uniformità del sistema decisionale di allora. Dall’altro, fu un movimento autolimitante che non cercò di trasformare il sistema di potere. Voleva invece avere la possibilità di dialogare con esso – ed in questo modo influenzarlo. Fin dall’inizio, “Solidarność” ebbe un margine di manovra limitato – nel 1980 non aveva alcuna possibilità di salire al potere nel paese. Ma allo stesso tempo acquisì un impatto reale sulla realtà. Ed infatti questo la rese un movimento sociale così potente che, ad un certo punto, vi aderirono quasi 10 milioni di persone.
Questo movimento non privò i comunisti del potere, ma indebolì efficacemente questo potere – tanto che divenne vuoto. Lo vide Wojciech Jaruzelski e così l’anno dopo decise di imporre la legge marziale. Ritenne che questo fu l’unico modo per riacquistare il pieno controllo della Polonia. Con l’occasione dimostrò che i comunisti avevano un solo modo per mantenere il potere: la repressione. Allo stesso modo si comportarono in Ungheria nel 1956, in Cecoslovacchia nel 1968 ed in Polonia negli anni 1980-1981. Ciò mostrava pienamente l’essenza del comunismo come sistema totalitario di potere.
La caduta del comunismo nell’Europa centrale nel 1989 sorprese tutti. Non me lo aspettavo, anche se stavo osservando da vicino la situazione nella regione, ma non se lo aspettava nemmeno “Solidarność” stessa così come non se l’aspettavano i capi in altri Paesi. Chiesi a Václav Havel di questo, e lui ammise all’epoca che fu molto diffidente nei confronti di persone che affermavano di aspettarsi la fine del comunismo.
Nessuno lo ipotizzava. Tuttavia, ciò divenne possibile quando il comando dell’Unione Sovietica fu preso da Mikhail Gorbaciov che, da un lato sostenne le riforme nel blocco degli Stati socialisti, e dall’altro iniziò a ridurre le strutture militari. Permise inoltre ad ogni paese di intraprendere la propria strada.
Ben presto questa politica acquisì il nome di “dottrina di Sinatra” – in riferimento alla sua famosa canzone “My Way”. L’idea fu che le singole capitali del blocco potessero andare “per la loro strada”, cioè introdurre riforme secondo la loro idea. Questo termine fu coniato da Gennady Gerasimov, l’allora portavoce del Ministero degli Affari Esteri dell’URSS. Gli fu chiesto, all’epoca, quale fosse la differenza tra i cambiamenti degli anni Ottanta e quelli che voleva introdurre in Cecoslovacchia nel 1968, e lui rispose: “Vent’anni”. Gorbaciov ripeteva chiaramente che “nessuno ha il monopolio della verità”. Inoltre, non intendeva difendere questo monopolio servendosi dell’esercito – Gorbaciov lo disse apertamente al primo ministro Mieczysław Rakowski nel 1988.
In una situazione in cui non vi era alcun sostegno militare da parte di Mosca, divenne sempre più evidente che il sistema comunista non sarebbe durato a lungo. Ma non venne mai in mente a nessuno che il suo smantellamento in Europa centrale sarebbe avvenuto così rapidamente. Lo stesso Gorbaciov non credeva che si potesse arrivare a questo; pensava che sarebbe riuscito ad intraprendere la strada della riforma. Ma non ci riuscì. Negli altri paesi a seguire, la pressione sociale causata dalla crisi economica era in aumento. In Polonia, “Solidarność” cominciò a riguadagnare la sua posizione. E proprio questa combinazione di eventi portò alle negoziazioni alla Tavola Rotonda e alle libere elezioni.
Non è un caso che i cambiamenti politici in Europa centrale ebbero inizio in Polonia. È in Polonia che il comunismo si stava indebolendo più velocemente – a causa dell’attività dei capi, ma anche per via di una forte posizione della Chiesa cattolica. Fu la Chiesa a rendere molto più difficile per il partito al potere manipolare la società. Per questo motivo fu creato un grande movimento sociale in opposizione al comunismo. In questo consisteva la specificità di “Solidarność” – un movimento operaio di massa che mise in discussione il sistema del potere comunista.
Jacques Rupnik
