In tempi di pandemia, quando l’accesso al credito è ancora più difficile, le imprese promettenti hanno maggiori possibilità sul mercato azionario, dove gli investitori prendono decisioni basate sul potenziale e sul modello di business di un’azienda, non sul suo passato, come fanno le banche.

Le economie, e con esse i mercati dei capitali di tutto il mondo, stanno iniziando il nuovo decennio del XXI secolo in uno spirito di incertezza provocato dalla pandemia di coronavirus. Tuttavia, per quanto possa sembrare controversa, questa incertezza, alimentata da ulteriori incertezze relative, tanto per fare un esempio, ai nuovi ceppi del virus, si è rivelata salutare per i mercati azionari. È proprio questa incertezza che ha fatto sì che i mercati dei capitali si muovessero a livelli che non si vedevano qui da molto tempo, e gestita da me la Borsa di Varsavia, ne è un esempio lampante. Nel 2020 siamo diventati la seconda borsa valori in Europa in termini di crescente liquidità.
Il 2021 sarà un anno giubilare per la Borsa di Varsavia. Il 16 aprile 2021 segnerà i trent’anni dalla sessione inaugurale della borsa, riattivata dopo una decennale pausa segnata dalla guerra e dal successivo soggiogamento comunista. Quando oggi, alla guida di un mercato azionario che poco più di due anni fa è stato classificato da FTSE Russell come uno dei mercati sviluppati, mi interrogo sull’incertezza della pandemia, penso subito ai dilemmi dei miei predecessori di tre decenni fa. Rievoco allora le memorie di mio nonno – il prof. Jerzy Dietl, senatore del primo mandato, che riteneva che le leggi atte a ripristinare il mercato dei capitali in Polonia suscitassero emozioni più grandi. Come ha detto in un’intervista: “Alcuni senatori del resto, peraltro illuminati e saggi esperti in queste materie, avevano costantemente paura di cosa ne sarebbe stato di questo capitale straniero. Dopo tutto, questi sono i nostri profitti. Ho detto: per l’amor di Dio, imploriamo che questo capitale arrivi e, naturalmente, cerchiamo di creare condizioni tali da ottenerlo”. Oggi non ci sono più dilemmi del genere.
I numeri mostrano meglio che salto ha fatto il trading floor di Varsavia in questo periodo. In 28 anni, la Borsa di Varsavia è passata da un mercato marginale ai mercati sviluppati. Tanto per fare un confronto, la Corea del Sud ha impiegato 55 anni per completare questo processo. La Borsa di Varsavia è un chiaro leader nella regione in termini di capitalizzazione, con una performance superiore a quella della Borsa di Vienna di quasi 12 miliardi di euro e di gran lunga superiore a quella delle altre borse dell’Europa centro-orientale. La Borsa di Varsavia ha anche il primato in termini di valore percentuale del mercato dei capitali rispetto al PIL (25,4%). La capitalizzazione delle società quotate a Varsavia è di oltre 235 miliardi di euro. Tre decenni fa invece, la Borsa di Varsavia ha chiuso il 1991 con nove società quotate in borsa e una capitalizzazione di soli 0,04 miliardi di euro.
Oggi la forza della Polonia, ma anche dell’intera regione dell’Europa centro-orientale, risiede in larga misura nelle aziende tecnologiche in rapida crescita. Anche esse, man mano che crescono, hanno bisogno di capitali. Secondo i calcoli del Fondo di Sviluppo Polacco e di Dealroom.co, le startup dei Paesi inclusi nella regione CEE hanno visto, tra il 2015 e il 2019, quintuplicare gli investimenti del fondo di venture capital (VC) fino a raggiungere 1,8 miliardi di dollari. Ciò conferma che i grandi investitori, riconoscendo l’enorme potenziale tecnologico ed economico della CEE, si aspettano ritorni nel prossimo futuro.
Vale la pena di notare che il 90% dell’economia della nostra regione d’Europa viene ancora finanziata dalle banche. Tuttavia, vengono per lo più scelte da esse le aziende dei cosiddetti settori tradizionali, mentre i fondi dell’UE sono stanziati principalmente per lo sviluppo delle infrastrutture. Questo limita l’accesso ai finanziamenti per le giovani imprese, che guardano sempre più al mercato dei capitali. Questo vale soprattutto per i cosiddetti COVID-winners, ovvero gli sviluppatori di giochi, il settore medico e tecnologico. In tempi di pandemia, quando l’accesso al credito è ancora più difficile, le imprese promettenti hanno maggiori possibilità sul mercato azionario, dove gli investitori prendono decisioni basate sul potenziale e sul modello di business di un’azienda, non sul suo passato, come fanno le banche.
Oggi l’Europa centro-orientale ha il potenziale per crescere molto più rapidamente dell’UE nel suo complesso, ma la sfida principale rimane l’elevata frammentazione dei mercati. Sono troppo piccoli per competere individualmente con i mercati dell’Europa occidentale. L’integrazione è necessaria per attrarre investitori istituzionali di alta classe nella nostra regione. Ho riposto molte speranze nell’iniziativa Capital Market Union dell’Unione europea, che dal 2014 sostiene la ricostruzione dei mercati dei capitali nell’UE. Una grande opportunità risiede anche nell’iniziativa dei Tre Mari, che è stata creata nel 2015 e mira a rafforzare la cooperazione tra i Paesi nelle aree tra Adriatico, Baltico e Mar Nero nei settori della digitalizzazione, dell’energia e dei trasporti.
Credo che la Borsa di Varsavia, in quanto uno dei 25 mercati più sviluppati al mondo, dovrebbe svolgere un ruolo importante nella promozione e nel sostegno dello sviluppo della nostra regione. Stiamo ampliando da anni la cooperazione tra le borse dei Tre Mari, organizzando e impegnandoci in eventi cruciali per la crescita della sua attrattiva di investimento. Lo scorso anno abbiamo lanciato un nuovo indice CEEplus, che comprende le società più grandi e liquide quotate nei rispettivi mercati del gruppo di Visegrad, Croazia, Romania e Slovenia. A settembre di quest’anno invece, abbiamo organizzato la Conferenza delle Borse Valori dei Tre Mari sotto il patrocinio del Presidente della Repubblica di Polonia, Andrzej Duda.
La crescente importanza della Borsa di Varsavia in Europa è confermata dai dati della Federazione della Borse Europee (FESE). La Borsa di Varsavia si colloca al secondo posto tra i trading floor europei in termini di incremento della liquidità misurata dal valore delle azioni negoziate sul portafoglio ordini. Anche in termini di liquidità, misurata dalla rotazione dei portafogli, abbiamo superato alcune delle più grandi borse europee. Insieme ad altri mercati sviluppati come la Svizzera, siamo anche noi tra le prime borse europee in termini di indice di rotazione. Nel caso della Borsa di Varsavia, quest’ultimo è cresciuto e si è attestato al 52,5% nel terzo trimestre del 2020 rispetto al 33,2% dello stesso periodo del 2019.
Lo menziono perché ci sono molte aziende nella nostra regione che sono già maturate per entrare nel mercato pubblico – sia le cosiddette aziende unicorno, sia quelle che hanno il potenziale per diventarlo nei prossimi anni. La Borsa di Varsavia è un luogo eccellente per esse per raccogliere capitali e crescere ulteriormente. L’indice più importante della Borsa di Varsavia – WIG20 – sta diventando simile a quelli che riflettono la struttura dell’economia americana o sudcoreana, dove la tecnologia è al centro dell’attenzione. Da ottobre siamo anche leader mondiale per numero di società di videogiochi quotate, superando la Borsa di Tokyo. La capitalizzazione totale del settore gamedev in Polonia è di oltre 10 miliardi di euro.
La classificazione del mercato dei capitali polacco nel gruppo dei mercati sviluppati attira l’attenzione degli investitori globali. Lo dimostra chiaramente il più grande degli ultimi dieci anni nella CEE e uno dei più grandi al mondo dello scorso anno – debutto di Allegro (oltre 2 miliardi di euro). Le elevate valutazioni, la presenza di fondi tecnologici stranieri tra gli investitori e la sostenuta liquidità del trading in azioni non fanno che confermare che la Borsa di Varsavia è un mercato sviluppato nel senso pieno del termine.
La Borsa di Varsavia ha un ulteriore vantaggio. Offre l’accesso a un ampio e diversificato capitale degli investitori a un costo significativamente inferiore a quello che si dovrebbe pagare per debuttare sui grandi mercati azionari esteri. I costi di quotazione e di trading sulla Borsa di Varsavia sono oggi diverse volte inferiori rispetto a quelli di LSE, Nasdaq o Euronext.
Questo accumulo – di potenziale, voglia di successo, approcci innovativi e condizioni finanziarie interessanti – fornisce una solida base per i mercati dei capitali della regione in tempi incerti.
Marek Dietl
Il testo pubblicato in contemporanea con la rivista mensile d’opinione Wszystko Co Najważniejsze nell’ambito del progetto „Dekada Europy Centralnej” realizzato con Giełda Papierów Wartościowych w Warszawie.
