Solidarietà ed ecologia
Mettere i cittadini e la giustizia al primo posto è l’unico modo per il Green Deal europeo di superare la prova del tempo e non mettere l’UE su una strada a velocità diverse. La trasformazione energetica è un’opportunità per sviluppare e sfruttare il potenziale economico dei paesi dell’UE.
L’Europa centrale è determinata a ridurre le emissioni e a modernizzare le sue economie in modo sostenibile. Ricordiamoci però che questa regione ha un punto di partenza completamente diverso dagli altri paesi dell’UE e una lunga strada da percorrere. Il paesaggio che abbiamo trovato inizialmente, alla fine degli anni Ottanta, era piuttosto cupo rispetto ai paesi al di fuori dalla sfera d’influenza dell’URSS.
Dalla caduta del comunismo sono stati fatti enormi progressi a costo di enormi investimenti da parte degli operatori economici e di sacrifici sociali. Grazie alla crescita economica, è stato possibile reindustrializzare il paese e adattare l’energetica e l’industria agli standard ambientali sempre più esigenti nell’UE. L’esempio migliore è la riduzione delle emissioni avvenuta in Polonia in relazione alla firma del Protocollo di Kyoto. Siamo stati obbligati a ridurre le emissioni del 6%, ma in realtà le abbiamo ridotte di oltre il 30%, con una crescita del PIL più che raddoppiata. L’adesione della Polonia all’UE nonché l’adozione della legislazione comunitaria, compreso il pacchetto climatico „3×20”, è stata rilevante.
La neutralità climatica, che stiamo gradualmente cercando di raggiungere, è una sfida senza precedenti. Energetica, trasporti, industria, agricoltura, gestione dei rifiuti – ci aspetta un’altra rivoluzione copernicana!
Siamo entrati nel periodo di trasformazione con un bilancio energetico praticamente interamente dipendente da una sola materia prima: il carbone. Nonostante il difficile punto di partenza, la Polonia mantiene le stesse dinamiche di riduzione degli altri paesi europei – l’uso del carbone nella produzione di energia elettrica è diminuito del 19% negli ultimi 30 anni. L’economia polacca in via di sviluppo si basa su fonti di energia alternative. Nel 2030 la quota del carbone nella produzione di energia elettrica non supererà il 56%. Secondo la „Politica energetica della Polonia fino al 2040”, la quota di FER deve raggiungere almeno il 23% del consumo finale di energia e non meno del 32% nel settore elettroenergetico.
Un’ulteriore trasformazione non sarà facile – richiederà un grande sforzo e sostegno della Comunità europea. Infatti, le barriere associate alla trasformazione energetica in Europa non sono più puramente tecnologiche. Oggi si tratta di complesse questioni socioeconomiche e politiche. Il raggiungimento della neutralità climatica richiede azioni concrete e investimenti – dobbiamo avere un piano di realizzazione di tale compito ed il sostegno per consentire a ciascuno stato membro di completare una transizione efficace. In Polonia, la spesa per gli investimenti relativi alla strategia energetica e climatica è stimata a 195 miliardi di euro solo nei prossimi 10 anni.
Nel contesto di una crisi pandemica globale, è cruciale anche la flessibilità nella scelta del percorso di transizione. Essa permetterà agli stati membri di raggiungere obiettivi comuni, tenendo conto della protezione dei cittadini e dei settori economici più colpiti dalla crisi. Dobbiamo quindi essere in grado di utilizzare tutte le tecnologie disponibili, cioè il nucleare, il solare, l’eolico e l’idrogeno, per costruire tra 20 anni un sistema di energia pulita con prestazioni paragonabili a quelle attuali.
Sono consapevole del fatto che i fondi comunitari previsti per la politica climatica saranno enormi. Ma perché tali strumenti siano efficaci e non mettano l’UE su una strada a velocità diverse, devono essere adattati alle diverse società. La flessibilità e la solidarietà devono essere al centro delle nostre azioni.
Il fulcro di tutti gli sforzi deve essere l’uomo e l’idea di un equo cambiamento strutturale. I gruppi più vulnerabili dovrebbero ottenere un sostegno speciale. In Polonia, l’occupazione legata al settore minerario dell’estrazione del carbone raggiunge i 200 mila posti di lavoro.
Abbiamo dato l’esempio di tale linea di pensiero già nel 2018 a Katowice, durante il vertice sul clima del COP24, di cui ero presidente. 55 paesi di tutto il mondo – di cui la maggior parte appartenenti all’UE – hanno firmato una dichiarazione in cui affermano che tenere conto dell’aspetto sociale della transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio è fondamentale per ottenere l’accettazione e la fiducia dell’opinione pubblica nei cambiamenti in corso. Grazie ai nostri sforzi, la questione di una giusta transizione è ora un elemento costante di riflessione nella progettazione della politica climatica.
Michał Kurtyka
Testo pubblicato in contemporanea con la rivista d’opinione mensile polacca Wszystko Co Najważniejsze nell’ambito del progetto realizzato con l’Instytut Pamięci Narodowej (Istituto della Memoria Nazionale).